LA MATTINA HA IL CLORO IN BOCCA
Un giorno alla settimana la piscina apre alle 7.30 del mattino, e quel giorno è martedì. Io il martedì, quando non sono in giro per l’Italia, vado in piscina, perché apre presto al mattino e non c’è nessuno. Quasi nessuno. Diciamo una decina di persone, a volte una dozzina; costume più, costume meno.
Ci vado il martedì perché, lo confesso, mi piace nuotare da solo in corsia. Non che sia egoista, ma la solitudine in vasca la considero un privilegio, forse memore di tutte le graffiate, le calciate, le unghiate e le manate che in anni di vasche ho dovuto subire mio malgrado. Ma essere l’unico in corsia è qualcosa che si conquista con una precisa strategia.
Siamo in quattro: io, un pensionato che si lamenta perché non c’è neve, una signora di mezza età e un ragazzotto non meglio definito dall’accappatoio blu. Alle 7.30 precise si alza la sbarra del tornello fuori dagli spogliatoi e si entra sul piano vasca. L’acqua della piscina è ferma, immobile, un blocco azzurro diviso da otto strisce. Chi sarà il primo a infrangere questo equilibrio che la notte ci ha regalato?
Noi quattro ci dividiamo, uno per parte. L’uomo INPS si butta tutto a sinistra e va a prendere il lato orientale della vasca, il giovine si guarda in giro per farsi un’idea mentre la signora punta alla corsia esterna, quella che “hai sempre il muro a cui appoggiarti”.
Io per abitudine vado nella 4, la centrale, ma bisogna essere svelti. In questi istanti ci si gioca tutto: la prima cosa che faccio è togliere tavoletta, pull-buoy, palette e pinne e le metto in bella evidenza vicino al blocco. È un po’ come la pipì del Marshall: segno il territorio. Da quella montagnetta di cianfrusaglie natatorie è come se uscisse un monito: “Hei gente, qui si allena il figlio di Phelps: non provateci neanche a tuffarvi”.
L’acqua si increspa perché l’uomo che cerca la neve si è tuffato, mentre l’accappatoio blu lo vedo penzolate alle mie spalle e il suo padrone che si guarda in giro per capire in quale tuffarsi.
Sistemo gli occhialini. Tciuff. La solita acqua calda. Inizio con un 400 stile tranquillo di riscaldamento. Al rientro dalla seconda vasca vedo la sciura che entra nella corsia 1 dalla scaletta: movimento lento, in retromarcia, ma ce la può fare.
Sono le 7.32 e arriva il quinto, sceglie la corsia 2. Faccio la virata e mi concentro sul braccio sinistro e l’entrata in acqua della mano, che è sempre ballerina.
Alle 7.34 due donne varcano il soglio pontificio della piscina. Sembra che non si conoscano, e invece no: si fermano, parlottano e ridono. Cazzo, sono due amiche! Le donne in piscina sono un rischio: fanno una vasca e si fermano attaccate al blocco per dieci minuti a chiacchierare. L’ultima volta ne ho sentite un paio dire: “Ma tu cosa metti nella crostata, anche la farina di farro?”. Ma queste no: dritte alla corsia sette.
L’orologio segna le 7.39 ed eccolo che arriva quello che ha finito ieri i festeggiamenti natalizi e con febbraio decide che bisogna tornare in forma. Il costume a braghino e la cuffia di stoffa blu con la striscia centrale bianca dicono tutto: per lui la corsia 5, quella vicino alla mia. Warning! Attenzione ai vicini di corsia, sono peggio dei russi con l’Ucraina: sfondano le linee del nemico passando sotto la corsa dei bussolotti di plastica, ti colpiscono e si allontanano.
Serve prudenza e vigilanza. Infatti sto curando anche quello della corsia 3, ma con lui vado sul sicuro: ha il jammer attillato per tutte le cosce, la cuffia in silicone con non so quale scritta e quando fa delfino sposta anche la signora in prima corsia.
Ci siamo, tutte le corsie sono occupate, e alle 7.41 si paventa il dramma: sul piano vasca entra un tipo alto, ha già la cuffia indossata e si infila gli occhialini. Quale corsia sceglierà? La tensione è palpabile. Ci vorrebbe una colonna sonora di Morricone. Abbassa lo sguardo verso il mio blocco e vede tutta quella roba, dove nel frattempo ho piazzato anche una borraccia vuota: fa tanto “nuotatore professionista” una borraccia di integratori messa lì come deterrente contro i malintenzionati che vogliono rubarmi la corsia numero 4. Se ne va verso la vetrata e sparisce nell’azzurro del cloro da quella parte lì.
Passiamo a 200 gambe stile, che odio ma che so essere importanti.
Intanto un maestro di nuoto anticipa la sua allieva, una giovane ragazza mussulmana vestita dalla caviglia fino in testa. Il costume, se non ho visto male attraverso gli occhialini appannati, è composto da fuseaux neri e da una maglietta larga a maniche lunghe che arriva fino a metà coscia, oltre naturalmente al copricapo dove ha raccolto i capelli.
Butto la tavoletta a fianco del blocco e …ora che si fa? Il lavoro in piscina me lo invento al momento, e infatti non andrebbe sotto la voce allenamento, ma cazzeggio magnato. Dai, infiliamo le palette e facciamo qualche vasca con il galleggiate in mezzo alle cosce.
Sono le otto passate da tre minuti ed ecco altri due ospiti della piscina: eh no ragazzi, non facciamo scherzi. Si tuffano nella 2 e, per quello nella 4 è uno scampato pericolo. Intanto è partita anche la musica, e si vede che il gestore dell’impianto è un boomer come me: settimana scorsa aveva messo i Deep Purple, che non sono male, sempre meglio di quella volta che qualcuno infilò il CD di De Andrè. Ma hai presente?
Otto e quattordici. Ancora qualche vasca a gambe stile, che continuo a odiare. Ai tempi delle superiori giocavo a pallanuoto: ricordo che nelle vasche dei nuotatori facevano gambe stile in coppia chiacchierando. Io morivo di invidia oltre che di fatica.
Arrivano nuovi avventori, se ne vanno i primi che scappano al lavoro. C’è persino una ragazzina dalle spalle ad armadio con il suo allenatore che le dice cosa deve fare: si tuffa nella 2 che nel frattempo si è liberata. Io sono sempre qui, solo nella mia corsia monoutente.
Gli ultimi minuti decido per otto ripetute da 50 stile libero, perché va bene non esagerare con i carichi, ma almeno usciamo con “la maglietta bagnata” di sudore. Prendo i tempi sul Garmin ad ogni fine ripetuta, e poi la sera, controllando, mi accorgo che ne ho fatte sette: sono capace di rubare anche a me stesso.
Finito, raccolgo tutta la cianfrusaglia e la infilo nella borsa. Prima di entrare negli spogliatori mi giro verso la vasca: in ogni corsia tre o più persone che nuotano. La corsia 4 è ancora vuota. Ancora per poco.
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