SLIDING DOORS IN VALTELLINA
Quella volta che un giovane e sconosciuto ciclista valtellinese non si staccò dalla ruota di Alberto Contador mentre pedalava sul Gavia e il “pistolero” lo notò per volerlo alla sua corte. Una pedalata con Daniele Cantoni e i suoi compagni del Team Polartec Kometa sulle strade di Bormio, alla vigilia della Granfondo Stelvio Santini, e scoprire che in fondo certi sogni, a volte si realizzano.
Sembrano fatti tutti con lo stampino: magri (ma non troppo), sguardo vispo (quello dei vent’anni), abbronzati da far paura (ma è meglio che non tirino su le maniche della maglietta perché si vedrebbe una imbarazzante differenza) e soprattutto hanno tutti una stramaledetta voglia di emergere. Che poi nel ciclismo, emergere significa vincere. Sono otto e li incontriamo nel piazzale dell’hotel Rezia che li ospita nel cuore di Bormio, sono pronti nelle loro divise Polartec Kometa a scortarci per una manciata di chilometri in fondo alla valle: «Poi a un certo punto loro andranno a fare una salita, e voi tornate indietro e andate a Santa Caterina – commenta Ivan Basso, che di questa squadra Under 23 è il manager – ma state sereni: vi prendono prima che ve ne accorgiate». Sorride l’ex maglia rosa del Giro 2006 e 2010 quando parla dei suoi ragazzi, un plotone di una decina di ciclisti Under23 cresciuti nella galassia della Foundation Alberto Contador, l’asso spagnolo che ritiratosi ora si dedica a sostenere il ciclismo giovanile. Sono oltre 30 i giovani ciclisti, tra Junior, Under23 e Continental che si allenano grazie alla fondazione del “pistolero” (il soprannome che gli hanno affibbiato per via di quelle mani a revolver sulla linea del traguardo quando vinceva una gara), quasi tutti iberici. C’è un olandese, un portoghese, un francese, sembra una barzelletta. E naturalmente c’è anche un italiano: Daniele Cantoni. La storia di Daniele sembra un copione scritto per un film. Nato a Bormio nel 1996, il giovane Cantoni coltiva una passione: la bicicletta, e in alta Valtellina se ami pedalare devi amare la salita, altrimenti cambi sport. Daniele non cambia sport, anzi, nelle ascese di Stelvio, Gavia, Mortirolo si realizza come giovane promessa del ciclismo lombardo e dal vivaio della Bormiese emigra in una squadra bergamasca dove però trova qualche difficoltà, un po’ di rapporti così così, un po’ non si sa. Fino al giorno in cui nel 2015, un’azienda sponsor di Alberto Contador, si inventa un evento originale: invitare chiunque voglia pedalare gratuitamente con il ‘pistolero’ sulla ascesa mitica del Passo del Gavia, dal versante bormino. Per Daniele è una occasione da non lasciarsi scappare, praticamente nel cortile di casa. «Mi sono messo sulla ruota di Alberto sin dai primi tornanti, e sono stato l’ultimo a staccarmi anche quando ha aumentato la frequenza» racconta timidamente Cantoni. Il seme è gettato, ma è l’anno dopo che risuccede la magia. La squadra Under23 si trova in ritiro in Valtellina e gli chiedono di affiancare il team per guidare i ciclisti sulle strade ideali per gli allenamenti: c’è anche Contador che pedala e che per la seconda volta vede il giovane italiano all’opera. Si convince e lo ingaggia per la stagione successiva. Di lui il campione spagnolo disse: «Per me Daniele farà grandi cose. Abbiamo pedalato insieme sulle rampe del Gavia e mi ha impressionato: riusciva a starmi a ruota e non soffriva molto i cambi di ritmo. Notevole». Un giudizio così ti riempie il curriculum! È con queste premesse che nasce e si realizza il sogno di Daniele Cantoni: diventare ciclista professionista. «Ho 22 anni, sono nella squadra Under23 meglio organizzata in Europa, sono seguito al meglio e sto bene: questa è la stagione per fare qualcosa di buono, perché poi dalla prossima si fa il salto di categoria, e lì diventa tutto più duro». Ma nel team nessuno fa pressione, perché come spiega Basso, si deve crescere nel modo corretto, senza fretta.
La fretta, invece, ce l’abbiamo noi che non vediamo l’ora di uscite al fianco di questi ragazzi, anche noi nelle splendide divise del team Polartec Kometa: bianco sulle spalle che degradano all’azzurro e blu verso il basso. Capi tecnici, e non poteva essere altrimenti, visto che il main sponsor di tessuti se ne intende, se non altro per aver inventato il fleece (che noi ci ostiniamo a chiamare impropriamente pile…). «Abbiamo a catalogo oltre 200 tipi di tessuti studiati per le più diverse attività outdoor, e naturalmente il ciclismo rappresenta una disciplina che richiede capi di estrema tecnicità – mi racconta Alessandro Perseo di Polartec Italia mentre pedala nel gruppetto – perché devi vestire atleti che si allenano o gareggiano da zero gradi in inverno a 40 gradi in estate». L’intimo per esempio, è in Power Wool, un tessuto leggero fatto di lana Merino all’interno e poliestere all’esterno, in grado di trasportare all’esterno l’umidità prodotta dall’esercizio fisico; l’underwear abbinato alla maglietta in tessuto Delta, rappresenta un connubio ideale in questa giornata con temperature certificate dal mio Garmin, dai 17 ai 30 gradi.
Le velocità di crociera con questi ragazzi scatenati non consentono grandi chiacchierate, giusto qualche cenno di vita quotidiana, come quella che mi racconta Daniele mentre mostra un pacchettino di carta stagnola: «La sera prima dell’allenamento fai bollire del riso. Lo scoli. Ci aggiungi Nutella o marmellata. Ma anche nocciole o quello che più ti piace. Metti tutto in una teglia e infili in frigor. La mattina si è indurito per bene: lo tagli a quadrati e metti nella carta stagnola quanti pezzi pensi ti servano». Alla faccia di Cracco e di tutte le aziende di integratori alimentari.
Al bivio prima di Sondalo ci salutiamo: i ragazzi vanno a fare una salita, mentre noi torniamo sui nostri passi. Vince che arriva prima a Santa Caterina, ai piedi del Gavia. La strada della Valfurva sale costantemente per una dozzina di chilometri e 600 metri di dislivello: niente di impossibile, ma c’è chi, come il sottoscritto, che cerca di risparmiare la gamba in vista della Granfondo Stelvio Santini del giorno dopo. A una certa età è meglio conservare le energie. Alla fine i ragazzi del team Polartec Kometa arrivano all’appuntamento mentre noi siamo sulla terrazza dell’hotel Pedranzini mentre ci beviamo una birra. Per loro un’acqua minerale, e neanche gasata. Si ride e si scherza. Un brindisi: noi con quel che è rimasto della Peroni, loro con una Levissima. Cantoni si destreggia alla grande con la lingua iberica ma quando parla con noi in italiano ha un felice accento valtellinese con sfumature spagnoleggianti. Alè! Sulle Alpi Rezie d’improvviso un nuvolone grigio minaccioso ci invita a tornare a baita: la discesa verso Bormio è di quelle “a tutta” cercando di mettersi in scia ai nostri giovani scudieri per rubare traiettorie e improbabili cambi di direzione. Io battezzo la ruota di Daniele Cantoni, non lo mollo esattamente come lui non ha mollato quella volta la ruota di Contador. Chissà che non porti fortuna anche a me.
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